Traguardo in movimento

Penso che la chiave della felicità sia all’interno di due soli ingredienti.

Essere felici e lavorare per esserlo di più, qui o altrove in un altro tempo.

È un concetto ricorsivo in parte ma non solo un fattore statico, il miracolo si muove con noi.

Si nasce felici quando non si è ancora iniziato il primo giorno della nostra vita e poi si lavora sodo ma non per tenersi la propria felicità, per cambiarla, migliorarla, guardarla crescere sotto le proprie mani per osservarla da tutti i lati.

Bisogna volerla e saperla accettare così com’è

Lo si fa mentre ci si lavora sotto continuamente.

Perché non c’è niente di pulito come lo raccontano o lo idealizzano, è tutto perfetto già così com’è ma bisogna usare degli occhiali azzurri, tondi e grandi e guardarci dentro come non esistesse altro per vederlo.

Bisogna aver coscienza di essere parte di una meraviglia e poi lavorare sodo e sporcarsi per fare di meglio.

Non si fa per arrivare da qualche parte, ma per non lasciar scappare avanti il traguardo che viaggia normalmente alla nostra stessa velocità sopra la nostra testa, o peggio, inchiodarlo lì in un punto fisso per sempre per sperare di fissarlo e invece non poterci più tornare.

Perché non si può correre poi più veloce e neanche fermarsi.

Si vive bene a quella velocità, credo, quando la trovi con precisione, col ritmo costante e lo sguardo incredulo volto alla meraviglia ovunque.

(Foto sopra: casa mia. Caos su pavimento, oggi)

P.S. Che poi pensavo che su questa foto c’è parecchio della mia vita: i viaggi, le camminate, la chitarra, che è di un amico, e poi i miei piccoli amori, la mia compagna e anche un po’ di lavoro, le faccende domestiche, i giocattoli (anche miei), la montagna, l’avventura e un ordinato caos che porta tutto insieme in giro con me e quei matti che volenti o nolenti, sono con me nel viaggio. ❤

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